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sabato 5 ottobre 2013

Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio?


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Sul finire di questo 2013 inizio a chiedermi se il mondo sia davvero cambiato, oppure se siamo sempre davanti al vecchio caro pianeta Terra, abitato da strani esseri che usano una miscela di gas per vivere, composti quasi interamente di una sostanza trasparente, incolore ed inodore e che si fanno guidare da una massa molliccia grigiastra tramite segnali elettrici ad alta velocità. Questa descrizione non sarà molto poetica, ma ci permette di astrarre un attimo il pensiero dal classico pregiudizio che abbiamo. 


Nell'esatto momento in cui una persona ci viene presentata, da qualcuno o da una circostanza, sono le “prime impressioni” a fare da padrone a tutto quello che ne verrà poi fuori. Iniziando dall'aspetto fisico, dall'odore, dalla stretta di mano, dal fondo degli occhi, dalla presenza ed eventuale forma degli occhiali, messa in piega dei capelli... Dev'essere così che hanno inventato i raggi X, pensando a come squadrare meglio una persona dall'alto al basso in poco tempo e in maniera meticolosa.
Non ci si può far nulla, ho provato e riprovato io stessa a non farmi guidare dall'istinto primitivo in occasioni del genere, ma con un nulla di fatto. Se una persona non ci piace è la pelle che ce lo dice, e come delle perfette macchine da guerra ci dividiamo in due plotoni solitamente: gli impavidi, che partono all'attacco, dimostrando migliori doti e capacità dell'avversario, e i codardi, si rifugiano nelle loro fortezze credendo di poter resistere all'imminente assedio. In genere è sempre il pregiudizio negativo che conduce a delle conseguenze, ovvero quando si pensa che una persona sia inaffidabile ci si chiude a riccio e non si lasciano spiragli per un possibile ripensamento. E quando si ha un sentimento positivo? Verrebbe spontaneo ad un attento studioso del genere umano estraneo alla dinamica dei rapporti tra persone, attendere un comportamento opposto, una completa apertura nei riguardi dell'interlocutore. Ed invece i risultati sono deludenti, non sperati. Perché? Perché siamo pronti a giudicare una persona non degna della nostra attenzione e non siamo altrettanto disposti ad aprirci verso chi ci ispira fiducia? Sarà poi vero che fidarsi è bene e non fidarsi è meglio?
Tante volte sono stata rimproverata per la mia fiducia nel prossimo, spesso additata come ingenuità. Sarò una sognatrice, un'idealista, eppure mi piace pensare che non tutte le persone al mondo sono pronte a voltarti le spalle, a farti del male o a nascondere i propri secondi fini. Se conosco qualcuno che vale un sì, mi piace pensare di poterci andare da sola ad un concerto in macchina in un paese straniero, pensare che posso partire per incontrarlo in un paese oltreoceano per un viaggio insieme nei Caraibi. Quando è accaduto che il genere umano diventasse così disilluso? Quando abbiamo perso la speranza? Quando abbiamo buttato la spugna e ci siamo rifugiati nelle nostre caverne a guardare con occhi sgranati il mondo che intanto vive di fuori?
Io non sono una cavernicola, non mi piace stare al buio seduta immersa nell'odore di muffa mentre sento la vita che scorre tutta intorno a me. Sono una persona a cui piace l'azione e che se fidarsi è bene, non fidarsi è peggio. Perché tante persone che ho conosciuto in questo modo mi hanno regalato tanto, forse più di tante altre che diresti a prima vista per bene. Certo, ferite ce ne sono e ce ne saranno, il rischio c'è sempre, e so che non è possibile affidarsi ciecamente ad uno sconosciuto. Ma a volte, se proprio proprio sentite dentro di voi che non c'è nulla di male, che tutt'al più potreste ricavarne qualche acciacco, qualche piccola cicatrice e niente di troppo grave, allora io vi consiglio di buttarvi, o almeno di aprire un po' gli scurini delle vostre finestre per far entrare qualche goccia di luce che potrebbe illuminarvi la giornata o anche la vita, chissà.

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