-->
Sul finire di questo 2013 inizio a
chiedermi se il mondo sia davvero cambiato, oppure se siamo sempre
davanti al vecchio caro pianeta Terra, abitato da strani esseri che
usano una miscela di gas per vivere, composti quasi interamente di
una sostanza trasparente, incolore ed inodore e che si fanno guidare
da una massa molliccia grigiastra tramite segnali elettrici ad alta
velocità. Questa descrizione non sarà molto poetica, ma ci permette
di astrarre un attimo il pensiero dal classico pregiudizio che
abbiamo.
Nell'esatto momento in cui una persona ci viene presentata,
da qualcuno o da una circostanza, sono le “prime impressioni” a
fare da padrone a tutto quello che ne verrà poi fuori. Iniziando
dall'aspetto fisico, dall'odore, dalla stretta di mano, dal fondo
degli occhi, dalla presenza ed eventuale forma degli occhiali, messa
in piega dei capelli... Dev'essere così che hanno inventato i raggi
X, pensando a come squadrare meglio una persona dall'alto al basso in
poco tempo e in maniera meticolosa.
Non ci si può far nulla, ho provato e
riprovato io stessa a non farmi guidare dall'istinto primitivo in
occasioni del genere, ma con un nulla di fatto. Se una persona non ci
piace è la pelle che ce lo dice, e come delle perfette macchine da
guerra ci dividiamo in due plotoni solitamente: gli impavidi, che
partono all'attacco, dimostrando migliori doti e capacità
dell'avversario, e i codardi, si rifugiano nelle loro fortezze
credendo di poter resistere all'imminente assedio. In genere è
sempre il pregiudizio negativo che conduce a delle conseguenze,
ovvero quando si pensa che una persona sia inaffidabile ci si chiude
a riccio e non si lasciano spiragli per un possibile ripensamento. E
quando si ha un sentimento positivo? Verrebbe spontaneo ad un attento
studioso del genere umano estraneo alla dinamica dei rapporti tra
persone, attendere un comportamento opposto, una completa apertura
nei riguardi dell'interlocutore. Ed invece i risultati sono
deludenti, non sperati. Perché? Perché siamo pronti a giudicare una
persona non degna della nostra attenzione e non siamo altrettanto
disposti ad aprirci verso chi ci ispira fiducia? Sarà poi vero che
fidarsi è bene e non fidarsi è meglio?
Tante volte sono stata rimproverata per
la mia fiducia nel prossimo, spesso additata come ingenuità. Sarò
una sognatrice, un'idealista, eppure mi piace pensare che non tutte
le persone al mondo sono pronte a voltarti le spalle, a farti del
male o a nascondere i propri secondi fini. Se conosco qualcuno che
vale un sì, mi piace pensare di poterci andare da sola ad un
concerto in macchina in un paese straniero, pensare che posso partire
per incontrarlo in un paese oltreoceano per un viaggio insieme nei
Caraibi. Quando è accaduto che il genere umano diventasse così
disilluso? Quando abbiamo perso la speranza? Quando abbiamo buttato
la spugna e ci siamo rifugiati nelle nostre caverne a guardare con
occhi sgranati il mondo che intanto vive di fuori?
Io non sono una cavernicola, non mi
piace stare al buio seduta immersa nell'odore di muffa mentre sento
la vita che scorre tutta intorno a me. Sono una persona a cui piace
l'azione e che se fidarsi è bene, non fidarsi è peggio. Perché
tante persone che ho conosciuto in questo modo mi hanno regalato
tanto, forse più di tante altre che diresti a prima vista per bene.
Certo, ferite ce ne sono e ce ne saranno, il rischio c'è sempre, e
so che non è possibile affidarsi ciecamente ad uno sconosciuto. Ma a
volte, se proprio proprio sentite dentro di voi che non c'è nulla di
male, che tutt'al più potreste ricavarne qualche acciacco, qualche
piccola cicatrice e niente di troppo grave, allora io vi consiglio di
buttarvi, o almeno di aprire un po' gli scurini delle vostre finestre
per far entrare qualche goccia di luce che potrebbe illuminarvi la
giornata o anche la vita, chissà.
capo :)
RispondiElimina=D
Elimina