Cosa vuol dire davvero
conoscersi, avere piena coscienza di sé, delle proprie aspirazioni,
dei propri sogni, dei propri pensieri, delle proprie inclinazioni?
Oppure sapere esattamente come si reagirebbe in determinate
situazioni? Per quanto si possa cercare di analizzare la propria
psiche, rimarrà sempre un angolo nascosto, in cui si anniderà tutta
la polvere che non riusciremo a spazzare via. Credo sinceramente che
l'animo umano sia in continua evoluzione, e che per questo motivo non
sia possibile scattarne un identikit completo che sia valido sempre.
Siamo limitati all'istante, legati al presente.
Soltanto nel momento
in cui ci interroghiamo su di un argomento di noi stessi possiamo
davvero dire di conoscere quel tratto, ma resta una conoscenza
limitata nel tempo. L'indomani sarà di nuovo una nuova avventura,
una nuova scoperta alla volta di quello che si cela sotto la nostra
pelle, al di là del nostro respiro e del suono sordo dei battiti del
nostro cuore. La vita è interessante e straordinaria anche per
questo, non ci si può mai fermare davanti ad essa, bisogna
rincorrerla senza sosta, dall'inizio fino alla fine, fino a quando
avremo il fiato per farlo.
Ho provato diverse volte
a “disegnare” un'immagine, seppur sommaria, di questi piccoli
tratti scoperti per caso. Il risultato sembra essere soltanto un
cumulo di pezzi di tanti puzzle disposti in maniera casuale sul
tavolo. Non ci sono elementi comuni, non hanno stessa forma, né
stesso colore. Non ci sono pezzi dall'incastro perfetto, ognuno porta
con sé una propria data, un proprio insegnamento e lo stesso pezzo
sembra ingiallire con il tempo, smussare i propri angoli con il
passare delle situazioni che lo stravolgono. E' impossibile conoscere
se stessi, come se nel momento in cui ci rendessimo conto di chi
siamo davvero morissimo un po' dentro. La vita è movimento, è
cambiamento, per questo cercare di immobilizzarla non può far altro
che arrestarla. Stare seduti immobili per tanto tempo provoca dolore,
sdraiati per giorni delle piaghe sul nostro corpo. Questa non è che
una testimonianza del nostro destino di essere in costante moto,
senza una precisa direzione, definita da chissà quale posizione dei
corpi celesti nel momento della nostra nascita. Non ci resta altro
che tentare e ritentare, aggiungere man mano un pezzo al nostro
puzzle, cambiarne qualcuno, ricolorarne un altro. Ogni granello di
sabbia che si aggiunge alla nostra clessidra apporta nuove facce al
poliedro del nostro essere, nuove ambizioni, progetti, conoscenze,
desideri, sogni.
Spesso la conoscenza di
noi stessi è legata a chi ci è intorno. Molte volte interrogo gli
altri piuttosto che interrogare me stessa, lasciarsi giudicare in
maniera critica può essere utile, se si sa bene cosa farne del
giudizio altrui. E' certo difficile capire se si tratta di un
giudizio sincero, e questo apporta altre variabili al quadro del
nostro essere. Non abbiamo un Basil Hallward pronto a raffigurarci,
dobbiamo sporcarci un po' le mani in questa operazione, mischiare
colori nella tavolozza, correggere, cambiare tela, riprendere il
vecchio pennello per ripercorrere una pennellata già vissuta. Le
persone che ci accompagnano, che si affacciano nel nostro atelier
possono macchiare il nostro dipinto come possono anche incorniciarlo.
L'importante in questa
grande avventura della conoscenza di sé è non perdere di vista noi
stessi, non accanirsi troppo nel vano tentativo di scorgere ogni
minimo riflesso, altrimenti rimarremo incastrati in questo gioco di
specchi senza trovare mai l'uscita. Non bisogna pensare che la
perfetta coscienza di se stessi è l'unica via per vivere, è
sicuramente uno stimolo, una ricerca da mantenere costante. Tuttavia
bisogna tenerla in sottofondo, non si può metterla in primo piano
altrimenti si rischierebbe di non viverla affatto, nell'ostinazione
di voler per forza racchiudere una lucciola in un barattolo per poi
vederla spegnersi mano a mano. La preziosità sta nel saperla
ammirare da lontano, in una calda notte di giugno con il suono dei
grilli che ci accompagna nella ricerca di quel piccolo scintillio
intermittente, vederlo sorvolare le spighe di grano, apprezzarne la
straordinaria fattezza, considerare l'incredibile complessità di un
piccolo essere in grado di godere di luce propria. Siamo come tante
lucciole di notte, nella ricerca di noi stessi, con l'aiuto della
sola nostra piccola lampadina, che funziona ad intermittenza e non ci
permette di avere una visione globale di quello che siamo. E ogni
tanto la vicinanza di qualche nostro pari ci permette di scorgere una
nuova sfaccettatura del cammino che abbiamo davanti, ma si tratta pur
sempre di un istante, di un misero secondo di una vita che ne
contiene milioni.
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