E poi questo giorno arriva e se ne
va. Così tutto scorre, panta rei.
Ma noi, in questo grande movimento che è la vita, dove
siamo? Beh, questo dipende un po’ da come vogliamo vederla noi. Io
personalmente preferisco fare dentro e fuori, per avere un paio di punti di
vista differenti, in modo da essere sempre pronta a mettere in discussione
tutto e ricominciare da qualcosa di diverso. Allora che faccio, me la vivo,
vedo come vanno le cose per un pochetto fino a quando è direttamente il mio
corpo a distaccarsi da questo turbinio di immagini, di scene di un film
prioettato a velocità x2. E così me ne sto in disparte per qualche momento. E
penso.
Ma quanto pensiamo noi uomini e donne? Le donne si crede
erroneamente pensino più degli uomini. Niente di più sbagliato: la vera
disuguaglianza non è il quantitativo di pensieri, ma il fatto che le donne
ricordano quasi sempre il percorso mentale. Se ad esempio una donna guarda
fuori dalla finestra e vede una nuvola grigia che iniza ad avvicinarsi,
comincia a fare mille pensieri: concatenati a volte, sconnessi quando serve,
apre scatole cinesi, ne chiude un paio e alla fine del percorso: “da domani
inizio a correre!”. Stessa finestra, stessa nuvoletta, protagonista un uomo: “mò
ci stava proprio una bella sigaretta” (Tanto per la cronaca, la nuvoletta non l’ha
neanche vista).
Stadi avvicendatisi nel pensiero, uguale numero.
Risultato, apparentemente sconnesso per entrambi.
Memoria utilizzata al termine del processo: uomo batte donna
consumando il 91.6% in meno.
Ma stiamo divagando.
Tutto questo susseguirsi di eventi a volte tende a
sopraffarci. Manca il tempo di riflettere sulla propria esistenza? Non credo si
tratti di tempo ma di occasioni. Quando torni a casa dopo una lunga giornata di
lavoro, di sicuro non te ne importa niente della vita che sta prendendo questa
o quella piega e che va filata come un treno. Tu vuoi stravaccarti sul divano,
fare un paio di “aaaaaaaah” che ci stanno sempre bene e limitare l’utilizzo del
cervello allo stretto necessario per rispondere ai vari componenti della
famiglia, se ne hai una in casa, sul tipo di pasta che pensi vada meglio con
zucchine e gamberetti. Ma a voi, seriamente, andrebbe di spararvi un mega
discorsone tipo “qual è lo scopo dell’esistenza umana”? E allora sai che c’è,
se avete tempo fatelo pure, di domenica, magari dopo un bel caffè a metà
mattinata, prima di pensare al pranzo e dopo aver fatto il necessario per non
far sembrare casa vostra una scena di un film di Tarantino, vi potete concedere
quel po’ di filosofeggiamento che ci fa sentire fighi. Ma poi torniamo sulla
terra ferma e godiamoci ciò che abbiamo finché dura. Tanto non serve,
semplicemente perché ci sono cose nella vita su cui non abbiamo potere. Homo
faber fortunae suae? Fino ad una certa. Poi ci si mette il lavoro che non
funziona, il vicino di casa che ha appena formato una band metal dopo che hai
comprato l’appartamento di sotto, la macchina che deve fare la revisione, il
dente del giudizio che ti fa male, la mamma che vuole che torni per Natale e te
lo chiede a giugno, le olimpiadi in televisione che assorbono due settimane senza
che tu lo capisca, gli amici che trovano lavoro lontano, le persone che
incontri a cui tu non vai a genio e la birra in frigo che non vuoi bere da
solo.
E quindi? Quando non puoi farci niente, oh, non puoi farci
niente. Stai a guardare e aspetta il la, prima o poi il direttore d’orchestra
si farà vivo. Vuoi provare a chiamarlo? Tu provaci, giusto per stare tranquillo
con la coscienza, sai, almeno puoi dire di aver fatto il possibile. Ma non
credere che se non avessi fatto nulla, non sarebbe venuto. Lui viene, con i
suoi tempi ma viene. L’unica cosa che devi imparare a fare certe volte è semplicemente
saper attendere. E io attendo già da un po’.
Eh ������
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