Benvenuti visitatori... abbiate pazienza per la mia scarsa dimestichezza con italiano e blog... Buona permanenza!

giovedì 1 settembre 2016

Domani è un altro giorno.

E poi questo giorno arriva e se ne va. Così tutto scorre, panta rei.
Ma noi, in questo grande movimento che è la vita, dove siamo? Beh, questo dipende un po’ da come vogliamo vederla noi. Io personalmente preferisco fare dentro e fuori, per avere un paio di punti di vista differenti, in modo da essere sempre pronta a mettere in discussione tutto e ricominciare da qualcosa di diverso. Allora che faccio, me la vivo, vedo come vanno le cose per un pochetto fino a quando è direttamente il mio corpo a distaccarsi da questo turbinio di immagini, di scene di un film prioettato a velocità x2. E così me ne sto in disparte per qualche momento. E penso.
Ma quanto pensiamo noi uomini e donne? Le donne si crede erroneamente pensino più degli uomini. Niente di più sbagliato: la vera disuguaglianza non è il quantitativo di pensieri, ma il fatto che le donne ricordano quasi sempre il percorso mentale. Se ad esempio una donna guarda fuori dalla finestra e vede una nuvola grigia che iniza ad avvicinarsi, comincia a fare mille pensieri: concatenati a volte, sconnessi quando serve, apre scatole cinesi, ne chiude un paio e alla fine del percorso: “da domani inizio a correre!”. Stessa finestra, stessa nuvoletta, protagonista un uomo: “mò ci stava proprio una bella sigaretta” (Tanto per la cronaca, la nuvoletta non l’ha neanche vista).

Stadi avvicendatisi nel pensiero, uguale numero.
Risultato, apparentemente sconnesso per entrambi.
Memoria utilizzata al termine del processo: uomo batte donna consumando il 91.6% in meno.
Ma stiamo divagando.
Tutto questo susseguirsi di eventi a volte tende a sopraffarci. Manca il tempo di riflettere sulla propria esistenza? Non credo si tratti di tempo ma di occasioni. Quando torni a casa dopo una lunga giornata di lavoro, di sicuro non te ne importa niente della vita che sta prendendo questa o quella piega e che va filata come un treno. Tu vuoi stravaccarti sul divano, fare un paio di “aaaaaaaah” che ci stanno sempre bene e limitare l’utilizzo del cervello allo stretto necessario per rispondere ai vari componenti della famiglia, se ne hai una in casa, sul tipo di pasta che pensi vada meglio con zucchine e gamberetti. Ma a voi, seriamente, andrebbe di spararvi un mega discorsone tipo “qual è lo scopo dell’esistenza umana”? E allora sai che c’è, se avete tempo fatelo pure, di domenica, magari dopo un bel caffè a metà mattinata, prima di pensare al pranzo e dopo aver fatto il necessario per non far sembrare casa vostra una scena di un film di Tarantino, vi potete concedere quel po’ di filosofeggiamento che ci fa sentire fighi. Ma poi torniamo sulla terra ferma e godiamoci ciò che abbiamo finché dura. Tanto non serve, semplicemente perché ci sono cose nella vita su cui non abbiamo potere. Homo faber fortunae suae? Fino ad una certa. Poi ci si mette il lavoro che non funziona, il vicino di casa che ha appena formato una band metal dopo che hai comprato l’appartamento di sotto, la macchina che deve fare la revisione, il dente del giudizio che ti fa male, la mamma che vuole che torni per Natale e te lo chiede a giugno, le olimpiadi in televisione che assorbono due settimane senza che tu lo capisca, gli amici che trovano lavoro lontano, le persone che incontri a cui tu non vai a genio e la birra in frigo che non vuoi bere da solo.

E quindi? Quando non puoi farci niente, oh, non puoi farci niente. Stai a guardare e aspetta il la, prima o poi il direttore d’orchestra si farà vivo. Vuoi provare a chiamarlo? Tu provaci, giusto per stare tranquillo con la coscienza, sai, almeno puoi dire di aver fatto il possibile. Ma non credere che se non avessi fatto nulla, non sarebbe venuto. Lui viene, con i suoi tempi ma viene. L’unica cosa che devi imparare a fare certe volte è semplicemente saper attendere. E io attendo già da un po’. 

1 commento: