Sembra il consiglio più banale, naturale: semplice,
appunto. Focalizziamo la nostra attenzione sulla grandiosità delle cose, come
nelle strabilianti torte che ormai vanno così tanto di moda. Milioni di
dettagli, le ciglia di un personaggio in zucchero che fanno invidia al makeup
artist di turno da quanto sono lunghe e definite. Torte di tre, quattro piani,
costruzioni epocali che fanno invidia ad architetti di fama mondiale per la
quasi completa libertà di espressione che hanno i giovani pasticceri di oggi.
Dolci talmente belli che sembra quasi un peccato mangiarli. E ti accorgi che è
davvero un peccato farlo quando addenti il primo pezzettino e ti accorgi che è
la cosa fondamentale a mancare, come il calcestruzzo nella facoltà di
ingegneria a L’Aquila: il sapore. E allora ti torna in mente qual era lo scopo
di tutto questo sforzo e ti rendi conto che a volte basta un velo di zucchero a
rendere invitante una torta che sa di buono. Sembra talmente facile eppure ce
ne dimentichiamo puntualmente, come l’appuntamento dal dentista preso due mesi
prima o il compleanno della zia Maria.
Iniziamo tutti più o meno bene, idee chiare, l’obiettivo
è semplice, essere felici. E ci incamminiamo per il sentiero che tutti
chiamiamo vita, seguendo poche regole, le basi: non correre, guarda dove metti
i piedi, attento ai segnali, segui la strada principale, non soffermarti troppo
ma prenditi delle pause, se sei stanco fai un sonnellino prima di continuare,
prima di partire controlla di avere tutto il necessario. E poi cosa succede? Incontri
un simpatico gattino per strada, e ti fermi ad accarezzarlo. Pensi non sia un
problema, “solo tre minuti di coccole e poi riprendo il cammino”. Ed i tre
minuti si trasformano in un compagno di viaggio, il gattino prende a seguirti e
non sei più da solo. Cala la notte e vorresti riposare, dividi il tuo pasto con
il nuovo amico e ti addormenti, contento di non essere più un solitario
viaggiatore.
Il giorno dopo ti svegli e perlustri inaspettatamente il tuo
giaciglio: Micio-miao non è più accoccolato alle tue gambe ed inizi a cercarlo
in giro. Lasci la strada principale, non pensi più al tuo obiettivo primordiale
perché è cambiato ormai: devi trovare il tuo amico e assicurarti che stia bene.
Infondo è solo una piccola deviazione, riprenderai il tuo cammino appena
trovato Micio-miao. E mentre lo chiami disperato, ti imbatti in un cagnolino,
circondato da rudi randagi ringhianti rabbia e ti armi di coraggio per salvare
il malcapitato. E come Dug (il favoloso cane di Up) inizia a seguirti perché ti
vuole bene, e ti aiuta nella tua ricerca. E quello che era un numero
rappresentabile con una linea, diventa un insieme di più elementi, più o meno
accomunati da quel senso di società che abbiamo innato in noi. Isola o non isola,
prima o poi ci si rende conto che si fa parte di un arcipelago e non c’è
embargo che tenga. Ed è piaga e resurrezione allo stesso tempo.
Quando siamo quindi nel bel mezzo di questa giungla, la
via maestra non è una, ma sono tante, e sta a noi trovare quella da seguire,
cambiarla all’occorrenza e abbandonarla a seconda dei casi. Non c’è una giusta
strada né direzione, ma c’è un giusto arrivo. E puoi cambiare tutti i sentieri
che vuoi o crearne di nuovi, ma focalizza l’attenzione su due cose: come stai adesso
e come vuoi stare. E’ certo che non si può essere sempre felici e contenti,
perché del resto non ne apprezzeremmo il valore, ma si può tenere d’occhio la
media e cercare di fare il necessario per avvicinarsi al target fissato.
Può aiutare un piccolo segreto: bisogna avere sempre una
valvola da poter aprire in caso di necessità. Quella cosa che ci fa stare bene,
che ci fa felici, sia essa una canzone, una corsa, un luogo, un dolce, un
libro, possibilmente non una persona. Bisogna che la magica soluzione sia
disponibile sempre, e sulle persone non si può sempre fare affidamento. Sapete
tutti cosa vi fa stare bene? Ne avete più di una? Benissimo, ma siate sicuri
che funzioni davvero perché è meglio accertarsene prima di averne davvero
bisogno, altrimenti sarebbe un disastro. Sarebbe come essere convinti che il
fuoco spenga il fuoco e accorgersi di quanto questo sia stupido nel bel mezzo
di un incendio.
La regola allora si traduce in keep it simple, ma se
proprio non ci riesci, metti un attimo tutto in fermo immagine e goditi il tuo
momento felice prima di rificcarti nel marasma grande o piccolo in cui eri.
Avrai le idee più chiare, la mente lucida, il cuore pieno ma leggero e quello
che sembrava così complesso, articolato e senza senso, magicamente sembrerà un logico
e semplice groviglio.
Non dimenticare mai cosa ti fa stare bene, tienilo solo
per te, stretto e sempre a portata. Sarà il tuo pulsante “eject” personale da
premere in caso di emergenza, e a volte il solo sapere di averne uno, aiuta più
che premerlo davvero.
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