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mercoledì 3 ottobre 2012

Quando essere poliedrici diventa una filosofia di vita




"Dimmi i tuoi hobby e ti dirò chi sei"... Potrebbe volerci del  tempo!
Fin da piccolina ho sempre provato curiosità per il mondo che mi circondava, e spesso ne ho subito le conseguenze. Vorrei a tal proposito ricordare un aneddoto che tanto diverte i miei genitori ancora oggi: io che alla tenera età di tre anni addento tutti i peperoncini rossi della piantina sul balcone di mio zio e rientro in casa con la faccia rosso peperone (appunto), le lacrime agli occhi e la bocca spalancata, senza avere neanche la forza di urlare.

Volete altri esempi? Abbiamo una fantastica foto di uno dei presepi del mio papà, con al primo piano me tra le braccia di mio fratello che tenta invano di allontanare le mie mani dal muschio: notando i miei occhi si nota il desiderio di assaggiare quei bei cespuglietti verdi. Ebbene si, le ho provate tutte, le piante, i fiori, la terra, in tutte le loro forme. Secondo me è colpa di mio padre che continuava a buttarmi qua e là per le aiuole di fiori a fare foto, e io non sapendo che fare, giù a smangiucchiare qualsiasi cosa mi passasse tra le mani. Per non parlare del fatto che quando giocavo da piccola la mia cara nonna aveva conservato per me tutti gli utensili da cucina che non usava più, piatti bicchieri posate, persino una vecchia macchinetta del caffè. Ed io, che non ero mica fessa, la preparavo già in maniera impeccabile, simbolo di quella che sarebbe poi divenuta la mia passione per questo inebriante eccitante. Mettevo l’acqua nel serbatoio inferiore, inserivo il filtro e ovviamente, non avendo a disposizione l’ingrediente reale mi accontentavo della sabbia che mio padre aveva lasciato vicino casa. Chiudevo il tutto e mettevo sul fuoco, un rudimentale piano cottura realizzato appositamente da mio fratello. Per non parlare del vino express che ricordo ancora impiegava tutte le mie energie nonché macchiava allegramente tutte le mie mani. Si perché all’epoca il vino si faceva con le bacche di sambuco, che andavano rigorosamente spremute una ad una in una bacinella preventivamente riempita con acqua. Pensare che lasciavo anche macerare il tutto per un po’ di tempo! Poi lo filtravo e lo portavo a mio fratello… ma non vi allarmate, non è una di quelle storie assurde in cui la sorellina dà da mangiare roba schifosa al fratellino più piccolo. Mio fratello è più grande di me, ed essendo un maschietto aveva altri giochi, più classici diciamo. Il gioco che si faceva sempre da mia nonna in montagna era la guerra con gli indiani, impersonificati nella figura di Giuseppe, un vicino (neanche tanto vicino) di casa di nonna. Creavano pure l’arco e le frecce, e ricordo che nella base militare oltre i classici oggetti si erano specializzati nella cura del dettaglio: il mitra. Realizzato con bastoni di legno e spago, si poteva addirittura ruotare per raggiungere i 180° di raggio di azione. Mi sembrava di vederlo fumare mentre mio fratello a squarciagola urlava: “ta-ta-ta-ta-ta-ta-ta-ta-ta!!”. La base in cui ero in missione era fornita di un piccolo fornellino da campo ai piani bassi, mentre il grosso dell’azione si svolgeva ai piani superiori della costruzione, realizzata in ottimo legno per il camino di nonna.
Da grande ovviamente non poteva essere diversamente, per cui una volta arrivati in quinto superiore non avevo la più pallida idea di cosa farne della mia vita. Anche qui le ho provate tutte, anche svariati test di ingresso, e una volta rientrata un po’ da tutte le parti mi sono ritrovata a fare ingegneria. Dopo aver conquistato la triennale sono tornata nella situazione confusa che mi accompagna da sempre, ora che faccio? E via a fare il test per rientrare a scienze della formazione, e una volta rientrata… Via a fare la magistrale di ingegneria chimica, quando si dice la coerenza!
Ma tralasciando la “carriera lavorativa”, se penso ai miei hobby, solo negli ultimi due anni riesco ad intravedere un barlume di continuità. Tra il cucinare, fare i dolci, il makeup (grazie, coinquiline, per aver arricchito il mio piccolo mondo e impoverito il mio portafogli), i libri, le serie tv, il pianoforte, l'uncinetto, i ferri, dipingere, scrivere post, i film, il latino americano che ogni tanto si fa vedere… Insomma, chi mi conosce appena inizio una cosa si domanda quanto durerà, immagino ci sia anche qualche scommessa sotto sotto… ma che volete farci, io sono così, sono una farfalla che non trova posa? No, troppo elegante come paragone, somiglio più ad una di quelle maledette cimici, che continuano ad andare sbattendo per tutta la stanza senza darci tregua. Si, direi che il paragone è perfettamente azzeccato!
E come una cimice impazzita prima o poi si stanca e si ficca nelle intercapedini del lampadario, anche io termino questo post un po’ così, senza capo né coda, uno sproloquio senza senso di una mattina di ottobre. Buona giornata a tutti!

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